Fare scelte giuste per le ragioni sbagliate
Perché agisci? Perché fai qualcosa invece che qualcos’altro? Quali sono le tue intenzioni e quali sono le tue ragioni? È importante?
Da una parte, mi sembra superfluo cercare di rispondere perché tutto ciò rientra nella sfera soggettiva e l’unica cosa che conta sono i fatti: la realtà. Mi regali 100€: magari lo stai facendo per vedermi felice, o magari pensi che li spenderò in vizi e vuoi finanziare la mia autodistruzione. Poco importa. Nella realtà, i miei soldi sono aumentati di 100€.
Dall’altra parte, so che bisogna tenere in considerazione intenzioni e ragioni perché cambiano il significato dei fatti: l’interpretazione della realtà. Sapere cosa c’è dietro al tuo regalo mi può dire qualcosa sulla nostra relazione. Però, gli stessi fatti possono avere diversi significati e non tutti i significati sono rilevanti allo stesso modo. Anzi, a ben vedere, sia significati che rilevanza sono attributi arbitrari: non sono caratteristiche intrinseche della realtà oggettiva, ma etichette assegnate dagli esseri umani.
Su queste premesse si fonda la possibilità di fare scelte giuste per le ragioni sbagliate.
Quei tempi sono ormai passati da un bel po’ ma, per puro esperimento mentale, immaginiamo io sia un ragazzino nel pieno della pubertà. Ho gli ormoni a mille e non faccio altro che pensare all’altro sesso, giorno e notte, giorno e notte: 24 ore in funzione. Voglio diventare più attraente. Voglio mettermi in mostra. Voglio farmi vedere. Come posso fare? Nel calderone delle idee che mi vengono in mente ci sono quelle relative all’esercizio fisico. Potrei per esempio iniziare ad andare in palestra, o a giocare a basket, o a fare nuoto… Sarebbero scelte giuste? Forse o forse no.
L’esercizio fisico è generalmente ritenuto cosa buona, dato che sappiamo che ha numerosi benefici sulla salute. La voglia di mettersi in mostra, invece, è generalmente ritenuta una motivazione discutibile, contrapposta all’indipendenza dall’opinione degli altri. In questo contesto, che io scelga la palestra, il basket, o la piscina, la mia sarà una scelta “giusta” per le ragioni “sbagliate”.
Lo stesso discorso si può estendere a una miriade di altri casi ben oltre il turbinio ormonale adolescenziale. Basti pensare, per esempio, alla beneficenza fatta “in bella vista”, cioè quella che ha l’intento, presunto o reale, di far vedere quanto si è generosi. Molti criticano comportamenti simili affermando che la vera beneficenza si fa di nascosto. Al di là della condivisibilità di questa interpretazione, continua a valere quanto detto sopra: anche ammesso che l’intenzione sia sbagliata, la scelta è comunque giusta. Meglio 100 donazioni per vanità che nessuna donazione, chiedete a chi le riceve.
Da questo ragionamento traggo personalmente un paio di spunti. Intanto, quando valutiamo un comportamento varrebbe la pena di tenere in considerazione da che parte pende la bilancia dei benefici. Stiamo sopravvalutando la rilevanza delle ragioni o ha senso dargli peso? Poi, che la valutazione sia positiva o negativa, sarebbe utile rendere chiaro quali sono i parametri su cui si basa. Alla fine dei conti, la giustezza è relativa, e un’azione di rado è perfettamente giusta o perfettamente sbagliata (o forse mai).
Ma oltre ai discorsi teorici/morali sull’interpretazione dei comportamenti, l’abilità di fare scelte giuste per le ragioni sbagliate ha anche (almeno) un vantaggio pratico. Ci regala la possibilità di cambiare le motivazioni lasciando intatti i risultati. E le motivazioni, assieme agli istinti, guidano il nostro comportamento. Il ragazzino infatuato sarà più spinto a fare esercizio fisico per mettersi in mostra con la ragazza che gli piace, piuttosto che per l’obiettivo astratto di rimanere in buona salute.
Non è poi così male trovarsi una ragione sbagliata per fare la scelta giusta. Molto meglio di niente.