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Oscillando tra qualità e quantità

Oscillando tra qualità e quantità

Qualità e quantità. Su cosa puntare?

Me lo chiedo anch’io ogni tanto. Ad essere onesto non mi sento particolarmente perfezionista o portato alla qualità. Me ne frego se c’è qualche difettuccio.

La risposta quindi è quantità?

Uno dei miei obiettivi ultimamente è di imparare a scrivere. Nella pratica significa aumentare la qualità degli articoli che pubblico.

Ah, allora la risposta è qualità, giusto?

🤷‍♂️

La diatriba

Come fanno tutti i bravi bambini del XXI secolo, quando ho un dubbio cerco su internet. Se voglio imparare a scrivere cerco informazioni su come scrivere meglio. Ne ho trovati di consigli, di tanti tipi. Alcuni, discordanti tra loro, ruotano attorno al magico scontro tra qualità e quantità. Scontro che si estende ben oltre il campo della scrittura. Diciamo pure a qualsiasi percorso di sviluppo di abilità e competenze.

C’è chi dice che devi fare qualità. Devi pubblicare solo il meglio del meglio. Quando pubblichi un articolo su un tema dev’essere il migliore articolo sul tema. C’è chi dice che devi fare quantità. Scrivi scrivi scrivi. Pubblica e rimettiti a scrivere. Altrimenti non arriverai mai alla qualità.

Nel tempo mi sono trovato d’accordo sia con l’una che con l’altra opinione. Sono schizofrenico? Forse, ma non c’entra in questo caso. È che soffro ancora del bias dell’autorità e quando vedo qualcuno che mi sembra competente mi viene da pensare che abbia ragione.

A scuola, in un certo senso, ci hanno abituato alla qualità. Devi prendere il voto buono. Se non prendi il voto buono sei marchiato, fa media, ti rovina la pagella, i tuoi genitori si arrabbiano e ti tolgono la paghetta. La quantità è lasciata alla libertà dello studente di fare pratica a casa. Il che presuppone che lo studente sappia fare pratica (figurati). Insomma, alla fine ti rimane un po’ quest’idea che ciò che conta è la qualità.

Sempre rimanendo nell’ambito didattico c’è poi questo racconto che, giuro, trovi ovunque. Non ricordo nemmeno dove l’ho letto la prima volta. Forse in un libro. Mi sono messo a cercare per capire quale fosse la mia fonte originaria ma poi mi sono detto: chi me lo fa fare? che cambia? tanto si trova ovunque.

Il racconto fa tipo così:

C’è un corso di ceramica. Uno di quelli in cui ti insegnano a fare i vasi. Tu ti siedi, c’è la cosa che gira, e poi parte la canzone di Ghost.

All’inizio di tale corso l’istruttore decide di dividere gli alunni in due. Non nel senso che macella le persone tagliandole a metà. Crea due gruppi. Dice agli alunni del primo gruppo che saranno giudicati in base alla qualità del singolo vaso che porteranno. Obiettivo: best vaso ever. Agli alunni del secondo gruppo dice invece che saranno giudicati sulla quantità. Possono portare quanti vasi vogliono e il voto dipenderà dal peso. Obiettivo: produrre a raffica, yuhuuu.

Arriva la fine del corso e il fatidico momento delle valutazioni. I migliori prodotti sono tutti nel “gruppo quantità”. First reaction shock.

La quantità ha portato alla qualità.

Nel mezzo

Come in tante cose (tutte?) la verità sta un po’ qui e un po’ lì. Affermare con certezza “bisogna fare X” o “bisogna fare Y” significa presentare una prospettiva al più parziale. Dobbiamo piuttosto capire quali sono i casi e gli obiettivi specifici.

Se sei una persona che è già a un buon livello di abilità e il tuo obiettivo è proiettare questa immagine, probabilmente ha senso il consiglio di puntare sulla qualità. Al posto di sparare 3 articoli così così, ti concentri per farne uno supermegabello che attira infinite persone e poi diventi famoso ricco e tutti ti vogliono abbracciare (dopo il covid).

Se invece sei una persona che si trova sulla strada dell’apprendimento, tipo i novizi del corso di ceramica o io con la scrittura, allora sembra avere più senso puntare sulla quantità, specialmente se unita a una qualche forma di pratica intenzionale.

Quando facciamo queste valutazioni però, e dirò una cosa banale, dobbiamo anche stare attenti ai confini dell’esperienza. Mettiamo caso tu sia una pallavolista fenomenale. Sul campo le tue giocate sono perfette. Altissima qualità. Questo non significa però che se aprissi un blog sulla pallavolo la cosa migliore da fare sarebbe puntare sulla qualità. Una cosa è sapere giocare, un’altra è saperne scrivere.

E infine ricordiamoci, come suggerisce il caro Austin Kleon, che qualità e mediocrità non sono stati binari. Non c’è un interruttore, né una linea di demarcazione netta. Sono punti su uno spettro. Strategia vincente: fare di tutto per muoversi nella direzione della qualità. E più pratica significa più opportunità di sbagliare, apprendere, e migliorare.

Poi, in ogni caso, non tutta la merda che produci deve per forza diventare pubblica, ma almeno la produci per esercizio. Dal canto mio io la pubblico la merda di solito, tanto che me ne frega, se non ti piace non la leggi e ci siamo visti. Possiamo restare amici lo stesso.


Con questo articolo di riflessione introspettiva e pseudo-catartica ho capito e deciso che mi tocca puntare sulla quantità. Che dire, aspettati altro letame.