Libri che ho letto nel 2021
Ed eccoci qui, fine 2021. Così se ne va un altro anno della mia esistenza sotto forma di essere umano. Negli ultimi 12 mesi non ho letto tantissimo — non quanto avrei voluto — ma ho comunque letto qualcosa. Vale questa volta e vale in troppi altri casi: “il ragazzo non va male, ma può fare di più". Mi sembra di tornare ai tempi della scuola, ai pomeriggi dei temuti ricevimenti con i genitori. Ma non divaghiamo.
Ecco una piccola panoramica, in ordine cronologico di lettura, dei miei libri del venti-ventuno. Di alcuni testi ho anche pubblicato le mie note. Le trovate linkate quando esistono. (Ho incluso solo saggistica e dintorni. Per completezza ecco il resto, i.e. un romanzo e due libri tecnici: Il priorato dell’albero delle arance, Grokking Simplicity, Elm in Action.)
I principi del successo — Ray Dalio
I principi del successo è l’opera in cui Dalio spiega prima perché bisognerebbe ragionare partendo da principi, e poi quali sono in particolare quelli a cui la sua esperienza l’ha fatto approdare. In questo volume si concentra su due categorie, vita e lavoro, come evidenziato dal (miglior) titolo originale. Personalmente, mi è interessata più la prima parte, dato che quella sul lavoro è vista in ottica di organizzazione aziendale. Non essendo la carriera manageriale tra le mie aspirazioni, non mi ci sono soffermato più di tanto. Comunque, varrebbe la pena di leggere il libro anche se ci si trovasse nella mia stessa situazione: la parte sui principi di vita contiene già sostanza sufficiente.
L’arte di ottenere ragione — Arthur Schopenhauer
Un piccolo manuale di sporchi trucchi dialettici, nonché il primo libro del caro Schopenhauer che leggo nella mia vita. Mi è piaciuto perché raccoglie ed evidenzia modi di “ragionare” comuni, che è facile ritrovare nelle discussioni, soprattutto in quelle online. Tutti tendiamo a usarli (e ad abusarne), in maniera più o meno inconsapevole.
Lettura utile per imparare a giocare sporco — se l’onestà intellettuale non vi interessa —, ma utile anche per giocare pulito, acquisendo consapevolezza degli stratagemmi che usa chi non lo fa.
PS: il consiglio più importante, comunque, rimane sempre di evitare di discutere con chi è disonesto. È solo una perdita di tempo.
Colloqui con se stesso — Marco Aurelio
Devo dire la verità, mi aspettavo di meglio. Forse avevo troppo hype nei confronti di questo libro, visto che l’ho sentito consigliare spesso e molto caldamente. O forse non sono stato abbastanza caritatevole nella mia lettura: stiamo pur sempre parlando di un testo che risale a quasi 2000 anni fa e in cui Marcolino parla con se stesso.
In ogni caso, non vorrei passasse il messaggio che non ci sia nulla da prendere. Tra le mie evidenziazioni ci sono parti sulla concezione del valore del presente; sulla cura di sé; sulla responsabilità; sul distacco dal parere degli altri. Al di là di questo, l’imperatore mi è sembrato un po’ fissato con il bene e con il dovere di vivere in modo retto. A questo proposito, non posso non riportare una delle prime frasi di questa edizione:
Io ho pensato molto all’essenza del bene, e ho capito che mi piace. Il male, no.
Ah, ok.
Anyway, all in all, lettura consigliata, ricordandosi però di non far schizzare le aspettative alle stelle.
Semina come un artista — Austin Kleon
Un libro carino che elenca alcune strategie per farsi conoscere online evitando l’autopromozione. Parla di arte e artisti, ma le idee possono essere estese a qualsiasi altro tipo di occupazione. È una raccolta semplice da leggere che però non scende molto in profondità. Direi che può andare bene per chi ha bisogno di qualche idea sull’argomento ed è ancora abbastanza vergine in merito.
Personalmente, da questo libro mi porto dietro uno spunto in particolare, e cioè l’idea dell’abisso che separa il fare qualcosa dal non fare nulla.
Ciò che si vede e ciò che non si vede — Frédéric Bastiat
Un breve saggio che racconta una lezione che potrebbe apparire banale, ma che è tanto importante quanto poco applicata. Il focus del libro è la sfera economica, e sia la lezione che gli esempi riguardano quest’ambito. Però il concetto di base può essere generalizzato ben oltre l’economia e, tradotto in quest’ottica, diventa: quando analizziamo le conseguenze di un’azione, dobbiamo considerare non solo le conseguenze ovvie e visibili, ma anche quelle meno ovvie e meno visibili.
È difficile avere a che fare con quanto non si vede, ma ciò non significa che quell’invisibile sia irrilevante. Una lettura iper consigliata.
21 lezioni per il XXI secolo — Yuval Noah Harari
Che Harari sia un figo l’ho già detto, e 21 lezioni per il XXI secolo è uno dei motivi. Nel corso del testo esplora 5 aree tematiche (sfida tecnologica, sfida politica, disperazione e speranza, verità, resilienza), che declina nelle 21 lezioni da cui il titolo. Nel farlo guarda al contesto storico in cui ci muoviamo — ovviamente, direi, dato il mestiere che fa. Ciò aiuta sia a capire le ragioni che ci hanno condotto allo stato attuale delle cose (soprattutto per gli ignoranti come me), sia a mettere in evidenza differenze con il passato. È una panoramica sul presente e su un possibile futuro prossimo che dà un’idea di quanto amari siano i cazzi che ci troviamo ad affrontare. Bello e anche questo iper consigliato.
How to Take Smart Notes — Sönke Ahrens
Un’introduzione al metodo Zettelkasten, argomento su cui mi ero già informato in precedenza e di cui avevo poi parlato qui e un po’ qui. Forse anche causa di queste premesse, non ho trovato How to Take Smart Notes un libro illuminante e, inoltre, mi è sembrato manchevole dal punto di vista dell’applicazione pratica. Si rimane, infatti, su un livello piuttosto teorico e non si arriva mai a un vero e proprio how to, a dispetto del titolo. Difetto, questo, che ritengo non vada sottovalutato, visto che capire come eseguire il metodo è stata la parte che ho trovato più ostica quando mi ci sono approcciato la prima volta. Consigliato a chi vuole scoprire un modo diverso di prendere appunti e non conosce — o conosce appena — lo Zettelkasten.
The First 20 Hours — Josh Kaufman
Trovo molto attraente l’idea di fondo — nonché promessa — di The First 20 Hours: quando si tratta di imparare una nuova abilità, bastano relativamente poche ore di pratica mirata per passare da zero alla decenza. Attorno a questo nucleo gira il primo 20% del libro, che contiene spunti, suggerimenti, e qualche rimando alla letteratura in materia. Il problema è che il restante 80% è dedicato al racconto di come l’autore ha acquisito 6 specifiche abilità. Non ho trovato queste storie particolarmente utili e avrei preferito piuttosto che il testo fosse più approfondito.
Ultralearning — Scott H. Young
Come il precedente, sempre sul tema dell’apprendimento, ma se in The First 20 Hours l’obiettivo era di ottimizzare lo sprint iniziale, qua si cerca invece di definire una strategia per rendere efficiente il processo in generale. Al di là degli esempi singoli e personali (troppi) che non mi interessano molto (anzi), mi è sembrato discreto nei concetti che comunica. Però, benché offra forse la possibilità di incontrare qualche idea diversa (o riformulata in maniera diversa), lo suggerirei solo se non si è già informati sull’argomento (e se non dispiace lo stile “vi racconto cose tramite storie ed episodi”).
Everybody Writes — Ann Handley
Ho letto Everybody Writes nel periodo in cui cercavo di capire come imparare a scrivere meglio (spoiler: non l’ho ancora capito). Mi è sembrato ok come introduzione alla scrittura orientata al content, ma non so se sono in grado di giudicare la bontà dei consigli che contiene. In ogni caso, non mi è dispiaciuto.
Antifragile — Nassim Nicholas Taleb
Uno dei migliori libri che ho letto quest’anno (e in generale). In Antifragile, Taleb introduce il concetto da cui deriva il titolo, dichiarandolo elemento mancante nella quindi falsa dicotomia tra fragile e robusto. Oltre a spiegare cosa significa, ne analizza le implicazioni, tenendo la non linearità — idea spesso ignorata — al centro del discorso. E nel frattempo condisce il tutto con la sua visione etica, da cui parte per muovere, in maniera convincente, critiche ad aspetti costituenti della società di oggi.
In tutto questo, mi sembra comunque di non aver capito certe porzioni del libro, che però ho già deciso meritarsi una rilettura più calma e approfondita. Leggetelo.
Sette brevi lezioni di fisica — Carlo Rovelli
Quest’anno ho avuto un momento di riaccensione della passione per la fisica, e leggere Sette brevi lezioni di fisica è stato espressione di questa fase. L’ho trovata una lettura piacevole ma che rimane in superficie, visti i limiti delle sue premesse. Il testo infatti è una raccolta di articoli e, in questo contesto, è normale che non scenda in profondità. Lo considero un “antipasto divulgativo” di fisica e quindi tendo a non consigliarlo nel caso si abbiano già delle basi sugli argomenti trattati, anche se solo a livello di divulgazione.
101 Essays That Will Change the Way You Think — Brianna Wiest
Abbandonato. C’è qualche spunto qua e là, ma in gran parte mi è sembrato un po’ banale e superficiale. Molte affermazioni sono prescrittive e descrittive, come se venisse enunciata la verità, ma senza adeguate argomentazioni a supporto. Un po’ di retorica classica di self help sotto forma di collezione di blog post, che non sono sicuro definirei essays. Molto difficile che questo libro cambierà the way you think, a meno che, forse, non sia uno dei primi libri di self help che incontrate.
Genesi: Il grande racconto delle origini — Guido Tonelli
Come suggerisce il titolo, il tema è la storia dell’universo, dai primi istanti del big bang in poi. È un argomento che mi incuriosisce molto, soprattutto perché non mi sono mai informato adeguatamente in proposito. Purtroppo, però, non è stata una lettura soddisfacente. Tonelli non riesce (quantomeno non con me) a comunicare chiaramente i fatti e le teorie di cui parla. Digressioni varie e metafore forzate mi hanno portato, in certi passaggi, a confondermi più che a capire. Tutto considerato non mi sento di consigliarlo.
Il letto di Procuste — Nassim Nicholas Taleb
Se vi piacciono gli aforismi e vi intrigano le idee di Taleb, questo libro fa per voi. Per me vale la seconda ma non la prima. Forse sono troppo stupido per gli aforismi o forse non so come usarli. Sta di fatto che non riesco a tirarci fuori molto valore, se non qualche sorrisino qua e là. Ma va bene così.
La conquista della felicità — Bertrand Russell
Avendo frequentato (forse anche troppo) il mondo della crescita personale, mi ero già imbattuto in svariati discorsi e teorie sulla felicità, ben prima di arrivare a questo libro. Di Bertrand Russell, invece, non conoscevo quasi nulla, se non la teiera. Con queste premesse, quando ho iniziato La conquista della felicità, ero ben disposto verso l’autore, ma non avevo chissà quali aspettative. Alla fine mi sono dovuto piacevolmente ricredere, come già accennavo in una newsletter: ci ho trovato un sacco di spunti interessanti e molte idee che condivido in pieno.
Lettura consigliata per voi, nonché incentivo, per me, ad assaggiare qualche altro testo di questo autore.
Deep Work — Cal Newport
Io ho un piccolo problema con il signor Cal Newport: il modo in cui scrive attiva un’allergia che ho sviluppato negli ultimi tempi. Non reagisco più molto bene alle argomentazioni basate su episodi singoli. Non apprezzo, quindi, l’uso che questo libro fa delle storie, sia perché sono in quantità eccessiva, sia perché suggeriscono debolezza argomentativa. Tizio ha fatto X e Tizio ha successo → allora X è buono. Questo tipo di ragionamento soffre di almeno due problemi: (1) bias del sopravvissuto e (2) un episodio non fa statistica.
Ciò non toglie che il libro contenga idee e consigli interessanti con cui non fatico a essere d’accordo. Di sicuro si merita una lettura se non avete mai affrontato argomenti simili.
The Perils of Perception — Bobby Duffy
In The Perils of Perception, si parte dai risultati di alcuni sondaggi sulle “percezioni” delle persone e ci si interroga sul perché queste si distacchino così tanto dalla realtà. Metto percezioni tra virgolette perché non lo si intende nel suo significato più comune (sensoriale), ma in quello più ampio di credenze/convinzioni. Ho trovato l’analisi di Bobby Duffy lucida ed equilibrata. Non mi è sembrato volesse trovare a tutti i costi una ragione ultima e semplice, né che cercasse di spingere a forza i dati dentro una visione particolare.
Overall, non una lettura stupefacente se avete già bazzicato abbastanza l’argomento bias & co., ma comunque consigliata, anche perché soddisfa la curiosità di scoprire, tramite esempi concreti, cosa tendiamo a pensare (o diciamo di pensare).