Come (non) diventare ricchi — Il bias del sopravvissuto
Immaginiamo di volere scrivere il prossimo best seller sul mindset dei ricchi. Non sarebbe il primo e neanche l’ultimo, però ci sentiamo in dovere di dare il nostro magnifico contributo! Senza nessuna mala fede, e con tutte le buone intenzioni di questo mondo, vogliamo capire cosa ha portato i ricchi a diventarlo e vogliamo essere scientifici e condurre uno studio per scoprire il loro segreto. Quali caratteristiche hanno le persone di successo?
Per la nostra indagine andiamo a prendere un pugno di milionari, ci tuffiamo nelle loro biografie e scaviamo nella loro vita, alla ricerca di tratti, atteggiamenti, e pensieri comuni. Che abitudini hanno? Sono ottimisti? Sono per caso propensi al rischio? Timidi o estroversi? E la mattina… la mattina cosa bevono? Caffè o te? Magari nessuno dei due!
Sono sicuro che da questa ricerca riusciremmo a tirare fuori risultati convincenti, trovando tratti condivisi dalla gran parte di questi ricconi. E già immagino i titoli dei giornali che ci fanno pubblicità gratuita: Scoperto il segreto del successo: ottimismo e alta propensione al rischio!
Ammettiamo di aver veramente confermato che molti di ‘sti benedetti ricconi abbiano queste due caratteristiche in comune. Avremmo allora il diritto di affermare di aver scoperto due tratti che aiutano ad avere successo?
Prima di rispondere a questa domanda lasciate che vi racconti una storia, diversa ma simile.
Abraham Wald e il bias del sopravvissuto
Durante la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti si interrogavano su come minimizzare il numero di aeroplani persi in battaglia. Si misero il cappellino da scienziati e decisero di analizzare i velivoli che tornavano dal combattimento per cercare di capirci qualcosa. Emerse che la stragrande maggioranza dei fori di proiettile si trovava sulle ali e sulla coda, e pochissimi sulla parte del motore. La deduzione fu banale: evidentemente ali e coda erano più esposte e bisognava rafforzarle.
Per fortuna loro, ad aiutarli in questioni simili avevano Abraham Wald, un matematico ungherese che, appena sentì della questione, disse: “Fermi tutti pischelli, ma che ca**o state dicendo? Siete rimbambiti? Non avete capito un fico secco”.
Ok forse non disse esattamente così…
Comunque, quale fu l’intuizione di Wald? Tra gli aerei di ritorno non c’erano aerei colpiti sul motore proprio perché quelli venivano abbattuti. La deduzione corretta, quindi, era opposta all’idea iniziale, e cioè bisognava rafforzare non ali e coda, ma la parte del motore. Wald era riuscito a evitare una trappola molto comune: il bias del sopravvissuto.
Questo bias consiste nel guardare unicamente all’insieme dei sopravvissuti, che però non è rappresentativo della popolazione su cui ci si dovrebbe basare. Nel caso dei fori di proiettile, era necessario tenere conto di tutti gli aerei che partivano per il combattimento, non solo di quelli che riuscivano a tornare alla base. È facile dimenticare chi non è sopravvissuto perché è praticamente invisibile. È un gruppo silenzioso, sepolto nel cimitero, metaforico, di chi non ce l’ha fatta.
Ok, bene, ma che c’entra tutta questa menata col nostro best seller su come diventare ricchi?
Il bias e le caratteristiche del successo
In giro per il mondo dell’informazione è facile trovare risorse — tipo libri, articoli, e corsi — i cui autori affermano di avere studiato persone ricche e di successo e di venire a svelare cosa le ha portate a trionfare. Magari questi autori hanno pure tutte buone intenzioni di questo mondo, ma dimenticano di controllare il cimitero dei non sopravvissuti. È facile scordarsi di loro perché non scrivono biografie. E anche se le scrivessero, nessuno gliele pubblicherebbe. E anche se gliele pubblicassero, nessuno le leggerebbe. Ma quelle biografie inesistenti dovrebbero essere prese in considerazione perché, alla fine dei conti, non è importante cosa accomuna chi ha avuto successo, ma cosa li distingue da chi non ce l’ha fatta.
Spoiler: di solito è una buona dose di fortuna.