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30 lezioni dai miei 30 anni

30 lezioni dai miei 30 anni

Ho fatto 30 anni. Tanti auguri a me. 😭
Per festeggiare ecco 30 tra i migliori insegnamenti che ho appreso (in ordine sparso).

Bias

1. Sopravvalutare il breve termine

Per milioni di anni, l’evoluzione che ha portato a Homo sapiens si è svolta in un ambiente in cui la priorità era sopravvivere, cioè trovare abbastanza cibo e non farsi ammazzare. Come conseguenza abbiamo sviluppato una serie di meccanismi che ci fanno sopravvalutare l’importanza di ciò che succede nel breve termine a discapito del lungo termine.

Molte delle difficoltà che incontriamo nella vita nascono proprio da questo bias, tipo quando ci ingozziamo di zuccheri non pensando alla nostra salute, quando non ci preoccupiamo di risparmiare per il futuro, quando preferiamo i piaceri immediati a svantaggio degli obiettivi a lungo termine.

2. Tutto è falso fino a prova contraria

Anche se ci riteniamo individui razionali, la nostra istintività è molto lontana dall’essere critica e scientifica. Abbiamo bias che ci spingono a credere a idee e concetti, anche quando non hanno fondamento logico.

Per esempio, il bias di conferma ci spinge a credere alle informazioni che confermano ciò di cui siamo già convinti, mentre il bias dell’autorità ci spinge a credere a quanto viene detto da una fonte che riteniamo autorevole.

Per combattere questa tendenza dobbiamo interiorizzare che tutto è falso fino a prova contraria e quindi evitare di credere a qualcosa se non ci sono prove significative.

3. Attenzione alle conseguenze invisibili

Per ovvi motivi ci focalizziamo sulle conseguenze chiare e visibili, ma spesso ce ne sono di meno chiare e invisibili che non per questo sono meno importanti.

Un’istanza molto comune di questo problema è il costo opportunità. Fare qualcosa significa rinunciare a qualcos’altro.

Per esempio, potresti decidere di imbiancarti la casa da te piuttosto che pagare qualcuno. Così facendo risparmi il costo dell’imbianchino, ma paghi col tuo tempo, che avresti potuto (forse) spendere in maniera più proficua.

Abitudini

4. Cambiare cambiando abitudini

Le abitudini sono ovunque nella nostra vita. Sono, letteralmente, il nostro sistema di autopilot. Regolano quasi tutto quello che facciamo e, per questo, definiscono chi siamo e chi diventiamo.

Vuoi diventare uno scrittore? Scrivi ogni giorno. Vuoi essere in salute? Mangia bene ogni giorno. Vuoi laurearti in tempo? Studia ogni giorno.

Se vuoi cambiare, cambia le tue abitudini. Non sempre è facile (anzi), ma è efficace.

5. Ottimizzare per la comodità

Uno dei trucchi più semplici e più efficaci per cambiare abitudini o, più in generale, per spronarsi a eseguire qualsiasi attività, è di rendere il processo il più comodo possibile. Siamo esseri pigri: ottimizzare per la comodità serve a diminuire la forza di volontà richiesta.

Un corollario di questa idea è che se vogliamo smettere di fare qualcosa dobbiamo renderla il più difficile possibile.

Per leggere di più tieni il libro accanto al tuo letto. Per evitare di mangiare schifezze smetti di comprarne.

6. Il mantra del > 0

Il processo per acquisire abitudini passa, come prevedibile, dalla ripetizione costante. In questo modo, eseguire l’attività in questione diventa sempre più semplice e, col tempo, si trasforma in abitudine.

Ciò significa che, soprattutto all’inizio, è più importante la ripetizione che l’intensità. Io me lo ricordo ripetendomi "> 0", cioè che fare qualcosa è meglio che non fare niente.

Quindi, invece di partire decidendo di andare in palestra 2 ore al giorno per 5 giorni a settimana, è meglio iniziare con un obiettivo molto più piccolo, per esempio di fare esercizio fisico almeno 10 minuti al giorno.

Poi, più l’abitudine si consolida e più sarà facile aumentare l’intensità.

Soldi

7. Impegnati a guadagnare più che a tagliare…

Se vuoi avere più soldi è meglio dedicare le tue energie a guadagnare di più, piuttosto che a tagliare, tagliare, tagliare.

Il risparmio ha un massimo ben definito: non puoi risparmiare più di quanto guadagni. D’altra parte, il guadagno non ha un massimo (o è astronomicamente grosso).

Vale la pena quindi di perdere meno tempo a scegliere che pacco di pasta comprare per risparmiare qualche decina di euro l’anno, e investire più tempo per imparare a guadagnarne qualche migliaio in più.

8. …ma prima impara a gestire i soldi

È vero che imparare ad aumentare il guadagno rende di più di risparmiare all’estremo, ma i soldi non ti garantiranno la tranquillità se prima non hai imparato a gestirli. Il mondo è pieno di persone che hanno guadagnato tantissimo, ma che si sono comunque ridotte sul lastrico.

Il risparmio è importante e, soprattutto all’inizio, ha dei ritorni altissimi.

Tagliare qualche spesa non necessaria e valutare attentamente alcune scelte rilevanti (come per esempio dove andare a vivere o che casa comprare) potrebbe far aumentare di molto quanto ti resta in tasca: più in fretta di quanto riusciresti a guadagnare la stessa cifra. Inizia con le basi di finanza personale.

9. E stai lontano dai fondi attivi

I fondi attivi sono quelli gestiti da persone che scelgono attivamente dove investire. Pubblicizzati come grande opportunità di investimento e di alti ritorni, sono, più realisticamente, una fregatura.

È stato mostrato più volte che i fondi attivi non sono un buon investimento, per due semplici motivi:

  1. Di solito non battono la media del mercato
  2. Hanno costi di gestione molto alti

Di gran lunga meglio preferire fondi passivi che replicano mercati forti. Rendono tanto quanto la media di riferimento e hanno costi bassissimi dato che non c’è da pagare nessun cervello che scelga attivamente.

Imparare

10. Imparare a imparare

C’è stato un tempo in cui era ragionevole aspettarsi di finire la scuola (o l’università), iniziare a lavorare e passare tutta la vita se non in quel singolo lavoro, quantomeno in una manciata di lavori simili.

Cambiare occupazione era spesso non necessario e, di conseguenza, non era frequente. Il mondo progrediva, ma a una velocità ben lontana da quella a cui si trasforma oggi.

In quel tempo aveva una certa importanza che l’istruzione tradizionale ti avesse insegnato le cose giuste. Oggi non è più così perché è facile, che nel corso della tua vita, dovrai apprendere nuove abilità svariate volte per adattarti ai cambiamenti.

È più importante quindi imparare a imparare e dedicarsi all’apprendimento continuo. Ne ho scritto anche in una newsletter recente.

11. I libri sono un furto

Immagina una persona che abbia dedicato anni della sua vita a studiare una materia o ad accumulare esperienza lavorativa in un ambito. Immagina ora di potere acquistare la conoscenza risultante, strutturata esattamente come quella persona ritiene sia meglio proporla. E di poterlo fare per pochi euro.

Questo sono i libri. Uno dei modi più economici di accedere alla conoscenza. Un furto legalizzato.

Bonus points: aiutano anche ad allenare la concentrazione (in un’epoca in cui tutto sembra spingerci a perderla).

12. Impara l’inglese

Uno degli investimenti più profittevoli che puoi fare nell’epoca di internet è di imparare l’inglese a un livello almeno sufficiente da saperlo leggere e ascoltare confortevolmente. Il numero di contenuti in inglese che trovi su internet è di gran lunga superiore a quello dei contenuti italiani.

Per una questione di pura statistica, quindi, per ogni argomento sarà facile trovare contenuti in lingua inglese di qualità superiore dei corrispettivi in lingua italiana. Senza considerare che in italiano potrebbero persino non esistere.

Inoltre, se impari anche a scrivere e parlare in inglese, sbloccherai moltissime altre opportunità, come la possibilità di lavorare fuori dall’Italia o da remoto per aziende estere.

Risultati

13. I risultati non sono proporzionali agli sforzi

A quanto pare siamo istintivamente concordi con la legge del Karma: cioè vogliamo che chi non fa niente non ottenga niente e chi si impegna venga ricompensato.

Ma nella vita reale i risultati non sono sempre proporzionali agli sforzi, anzi nel mondo dominano le relazioni non lineari. Non c’è una corrispondenza diretta tra l’impegno e i risultati.

Per esempio, un attore famoso potrebbe impegnarsi e sudare molto meno di un operaio, e comunque guadagnare migliaia di volte di più. Il valore delle cose, del resto, sta negli occhi di chi compra. L’attore genera un profitto maggiore anche se suda di meno.

14. Il ruolo decisivo della fortuna

Un po’ una continuazione di quanto detto sopra e che non stupirà nessuno: la fortuna ha un ruolo critico in ogni cosa. Dalla situazione alla tua nascita (epoca storica, paese, condizione familiare), passando per tutte le vicende della tua vita (opportunità, amicizie, incontri), e arrivando alle cause della morte (infarto? Cancro? Vecchiaia?).

Quindi a che serve impegnarsi?

Anche se i risultati non sono proporzionali agli sforzi, l’impegno può aumentare le possibilità di imbattersi nella fortuna.

15. Non puoi piacere a tutti

A tutti interessa piacere agli altri e chi dice il contrario mente, si illude, o è psicopatico (letteralmente).

Il problema è che non puoi piacere a tutti, perché, non importa cosa tu faccia, ci sarà sempre qualcuno che troverà un motivo per criticarti.

Anche se è difficile da fare (e io sono il primo a riuscirci poco) è importante rassegnarsi, andare oltre, e scegliere autonomamente come agire, provando a non dare peso a ciò che gli altri si aspettano.

Del resto non sarà un altro a vivere la tua vita al posto tuo.

Essere umano

16. La dualità della mente

Nella sua accezione originale, individuo significa non-diviso → unitario. Ed è così che ci sentiamo. Individui.

Eppure non lo siamo. La nostra mente è tutto tranne che unitaria. Ci sembra che lo sia, ma è ormai scientificamente assodato che invece vi partecipano (almeno) due voci distinte.

Lo si vede da più di una prospettiva: due emisferi che controllano metà diverse del corpo (destro e sinistro), due tipi di pensieri (lenti e veloci), due modalità di funzionamento (focused e diffused), due sorgenti di idee morali (intuizione e ragionamento)…

17. L’essere umano non ha niente di insuperabile

Non so bene perché, ma è diffusa l’idea che non potremo mai essere superati, che l’essere umano avrà sempre qualcosa in più. Se ne parla spesso quando si discute di come le macchine potrebbero rimpiazzarci una volta per tutte.

È una convinzione senza fondamenta, a meno di non credere di possedere una qualche componente metafisica non replicabile e non presente altrove.

Non c’è nessun motivo fisico (inteso nel senso delle leggi della natura) a rendere l’essere umano insuperabile. Forse c’è un limite fisico nelle capacità computazionali delle macchine basate su silicio, ma nessuno vieta di iniziare a usare altri elementi.

Che sia solo egocentrismo?

18. Non c’è spazio per il libero arbitrio

Ci riteniamo esseri dotati di libero arbitrio. Del resto ci sentiamo così. Io sento di avere il potere di fare cosa voglio.

Scientificamente, però, non c’è nessuna base che legittima questa convinzione. I processi elettrochimici nel nostro cervello sono deterministici o al più casuali, ma neanche la casualità lascia spazio al libero arbitrio.

Per esempio potrei creare un software che mostra parole casualmente. Nessuno sarebbe in grado di sapere che parola verrà mostrata in un qualsiasi momento, ma, allo stesso tempo, nessuno sosterrebbe mai che questo programma sia dotato di libero arbitrio.

Dal punto di vista biologico siamo simili ad algoritmi che hanno l’obiettivo di riprodursi. Gli input sono tutte le esperienze dovute ai sensi e alle sensazioni interne. Gli output sono sensazioni ed emozioni che ci spingono ad agire in un modo piuttosto che in un altro.

Scuse

19. Scuse automatiche

L’istintività dirige gran parte delle nostre azioni. Dall’altro lato, il cervello razionale, che non ha avuto abbastanza tempo evolutivo per diventare predominante, agisce da portavoce. Uno dei suoi compiti è creare scuse per ciò che la parte istintiva ha già fatto o vuole fare.

Spesso sono giustificazioni infondate con cui inganniamo non solo gli altri, ma prima di tutto noi stessi. Per esempio procrastiniamo dicendo: “domani sarò più motivato”, “domani avrò più tempo”.

20. La scusa del tempo

Non ho tempo. Lo diciamo tutti e lo sentiamo dire da tutti. Ma è solo una scusa.

Il vero problema non è il tempo, ma le priorità.

Immagina qualcosa che vuoi fare ma per cui non trovi tempo, magari vorresti leggere o fare esercizio fisico.

Ora fai finta che ti si rompa la caldaia in pieno inverno. Dimmi, lo trovi il tempo per farla riparare? Magicamente sì. Come hai fatto? La riparazione è diventata una priorità e hai agito di conseguenza.

Se vuoi fare qualcosa, trattalo da priorità.

21. La scusa del talento

Osservazioni comuni fatte in merito a persone ritenute di grande capacità sono: “sicuramente ce l’ha nel sangue”, “è predisposto”, “si vede che ha talento”.

Questo discorso funziona anche al contrario: guardando alla mancanza di un’abilità in noi stessi ci viene da dire “non sono portato”.

Ma è solo una scusa.

Quelle persone talentuose hanno passato chissà quanto tempo a coltivare le loro abilità. Un processo che rimane invisibile se osservi solo i risultati.

E tu, che impegno ci hai messo?

Zona di comfort

22. Pratica intenzionale

Se vuoi migliorare devi andare oltre la tua zona di comfort: no pain no gain.

Però la sofferenza non ci attrae e quindi troviamo rifugio nel comfort di ciò che sappiamo fare: è facile e piacevole. Ci dedichiamo alle banali ripetizioni credendo di progredire, ma rimaniamo fermi in un plateau.

La pratica intenzionale, invece, consiste nello spingersi continuamente oltre la zona di comfort. Significa scegliere coscientemente di concentrarsi su qualcosa che non si padroneggia ancora e che quindi sia difficile abbastanza da costituire una sfida. È lì che avviene l’apprendimento.

Se vuoi suonare meglio, studia brani più difficili piuttosto che ripetere quelli che hai già imparato.

23. Paura di sbagliare

Credo che la paura di sbagliare nasca come tratto evolutivo: quando vivi nella natura selvaggia fare errori può significare non sopravvivere.

Credo poi che questa paura si sia acuita con la cultura: sbagliare ha una connotazione negativa e non vogliamo essere visti fallire.

Senza darti il permesso di commettere errori, però, diventa molto più difficile crescere e imparare. Non puoi uscire dalla zona di comfort se non accetti l’errore. Anzi, l’errore stesso è un ottimo insegnante.

Forse, allora, la paura di sbagliare è proprio un’indicazione della strada da seguire.

24. Parlare è più facile che fare

È facile creare to-do list.
È facile pianificare progetti.
È facile criticare l’opera di un altro.
È facile leggere libri e articoli informativi.
È facile immaginare come fare questo o quello.
È facile dire cosa si sarebbe fatto nei panni altrui.

Facile. Inutile.

Parlare è facile e ci fa sentire come se stessimo agendo.

Ma tra il dire e il fare…

Stare nel mondo

25. Il mondo è fottutamente complesso

I nostri piccoli cervellini non sono fatti per dominare una grande complessità. Cionondimeno, il mondo se ne frega di cosa riusciamo a dominare e rimane fottutamente complesso.

Per convivere con la complessità abbiamo sviluppato meccanismi che ci portano a semplificare abbastanza da riuscire dare un senso alle cose e illuderci di capire come stiano.

Ci piacciono le spiegazioni semplici, che quasi sempre sono imprecise o errate. Le legittimiamo tramite storie create istintivamente: vediamo relazioni di causa-effetto ovunque, anche dove non ci sono.

Diffida delle spiegazioni troppo semplici, soprattutto quando di parla di temi complessi.

26. Il passato non è indicativo del futuro

Una manifestazione della propensione a trovare pattern è la convinzione che il futuro si possa prevedere acriticamente guardando al passato.

Spesso si sente dire “è sempre andata così” come spiegazione a supporto di qualche previsione.

Guardando all’andamento positivo di un fondo ci potremmo convincere che sia un buon investimento. Ma, come gli stessi che propinano investimenti sono costretti a dire, i rendimenti passati non sono garanzia di rendimenti futuri.

L’Europa è stata dilaniata da guerre per secoli e secoli: ora non succede più. Viceversa, il fatto che non ci siano guerre in Europa da tanto tempo non significa che non ci potranno più essere.

Che una cosa sia “sempre stata così” non è una buona ragione per convincersi che lo sarà per sempre.

27. Nessuno ha il controllo della situazione

Ricordo che da piccolo mi ero fatto l’idea che i grandi avessero la situazione sotto controllo. Del resto sembravano sempre sapere tutto e avere risposte tanto pronte quanto esatte.

Crescendo e iniziando a vivere nel magico mondo degli adulti, questa pia illusione è esplosa in mille pezzi. Nessuno ha il pieno controllo della situazione né, tantomeno, tutte le risposte in tasca.

Certo, ci sono livelli diversi di educazione, autonomia, consapevolezza, padronanza, abilità… ma, alla fine dei giochi, nessuno ha sempre ragione né sa sempre cosa fare e molte delle decisioni sono prese a caso.

In fondo, siamo distanti solo un passo da scimmie che si tirano escrementi a vicenda.

???

28. La sofferenza è il sale della vita

Come la pasta è più buona col sale,
Come la carne è più buona col sale,
Come l’insalata è più buona col sale,
Così la vita è più buona con un pizzico di sofferenza.

Altrimenti, che gusto c’è?

La sofferenza è il sale della vita.

29. Viviamo in una simulazione

Se esiste una civiltà sufficientemente avanzata da poter simulare universi, allora è ragionevole pensare che non si limiterà a creare una singola simulazione, ma ne creerà quante più può. Questo significa che, in quel caso, esisterebbe un numero enorme di universi simulati.

Quindi è più probabile che ci troviamo in uno di quegli universi simulati.

30. Niente ha senso

Circa 14.000.000.000 di anni fa il big bang dà origine all’universo.

“Poco” dopo spunta la vita e gli esseri umani subito a seguire.

E, proprio quegli esseri umani, passano la loro misera esistenza a risolvere problemi che, in gran parte, hanno creato loro stessi.

Ma è tutto inventato.

È un miscuglio di particelle nell’universo.

Caos.

Niente ha senso.