L'arte di ottenere ragione — Arthur Schopenhauer

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Cosa ne penso 💭

Un “manualetto” su come giocare sporco nelle discussioni.

Schopenhauer espone una carrellata di trucchi per apparire come se si avesse ragione, anche quando non è così.

Da notare che molti di questi trucchi sono utilizzati di continuo in maniera più o meno inconsapevole. Portano a “ragionamenti” che sembrano sensati, ma non lo sono. Quindi è facile caderci se non ne sei cosciente e non hai imparato a riconoscerli. Sia nei panni di chi usa il trucco, sia nei panni di chi se lo vede usare contro.

Consigliato se non ti interessa la verità o l’onestà intellettuale, ma solo avere ragione. 👀
Consigliato anche se vuoi rimanere intellettualmente onesto senza però farti fregare da chi non lo è.

Le mie note 📓

La vanità supera la verità

A conti fatti, per gli esseri umani pesa più la vanità della verità. Ciò significa che, quando discutiamo, raramente il vero obiettivo è arrivare alla verità. Piuttosto vogliamo avere ragione.

Se così non fosse, in ogni discussione non dovrebbe interessarci da che parte sta la verità, se in noi o nell’altro, ma solo trovarla. Inoltre, ci fermeremmo a pensare prima di parlare per cercare di dire solo cose vere. Così però non è.

È per questi motivi che il compito della dialettica è di ricercare non la verità, ma i modi per avere ragione.

Sulle opinioni comuni

Come si forma un’opinione comune:

  1. Alcune (poche) persone hanno una nuova opinione.
  2. Altri, per qualche motivo, iniziano a credere che queste persone abbiano riflettuto molto sulla questione e che abbiano ragione. Per esempio sono persone di cui si fidano o che ritengono autorevoli.
  3. Sempre più persone lo fanno finché l’opinione non diventa comune.

Ci sono persone che sanno ragionare e formarsi un’opinione propria. Sanno quindi giudicare le cose con la loro testa, senza necessariamente ripetere l’opinione comune.

Ci sono poi persone (la maggior parte) che non sono in grado di formarsi un’opinione propria e che quindi non fanno altro che ripetere l’opinione comune.

Le seconde costringono le prime a tacere, bollandole come “eretici” che vanno contro l’opinione dominante. Forse costoro odiano i primi non per l’opinione in sé ma per la capacità di ragionare e andare contro il sapere comune, cosa che loro non sanno fare.

In sintesi: tutti sono capaci ad avere opinioni ma pochi a ragionare.

Gli stratagemmi

1. Ampliamento

Generalizzare/esagerare/estremizzare l’affermazione dell’avversario in modo che diventi sempre più fallibile. Al contrario, restringere le proprie affermazioni ad ambiti specifici.

2. Omonimia

Quando una parola ha più di un significato, si può estendere il significato a cui l’avversario si riferisce a un altro significato e confutare l’argomento risultante piuttosto che quello originale.

3. Derelativizzare

Se l’avversario fa un’affermazione relativa a qualcosa, la si può interpretare in maniera più generale o applicata a qualcos’altro e confutare quella interpretazione.

4. Imprevedibilità

Presentare le permesse di ciò che si vuole affermare in modo da non fare capire a quale conclusione si vuole arrivare. Serve ad evitare che l’avversario cerchi di negare le premesse.

Per esempio si possono presentare le premesse una alla volta e in ordine sparso o partire da lontano presentando le premesse delle premesse.

5. Premesse false

Da premesse false possono conseguire conclusioni vere, ma non il contrario. Quindi si possono usare premesse false qualora l’avversario non accetterebbe quelle vere. Lo stesso si può fare per confutare tesi false dell’avversario. Per esempio se segue una certa dottrina lo si può contraddire usando i dettami della stessa.

6. Petitio principii occulta

In maniera occulta, postulare la conclusione tra le premesse.

Per esempio:

  • Usando un altro nome.
  • Facendo accettare una tesi generale che nel particolare è controversa e non verrebbe accettata (si afferma l’incertezza della medicina postulando l’incertezza di tutto il sapere).
  • Quando due cose conseguono l’una dall’altra bisogna postularne una e derivare l’altra.
  • Per dimostrare l’universale facendosi ammettere tutti i singolari.

7. Molte domande poche spiegazioni

Fare molte domande tutte insieme per nascondere ciò che si vuole venga ammesso. Quindi esporre la propria tesi in modo veloce a partire da ciò che è stato ammesso.

8. Ira

Fare arrabbiare l’avversario per fargli perdere lucidità.

9. Disordine

Porre domande in maniera disordinata, non nell’ordine richiesto dalla propria tesi. Serve a evitare che l’avversario capisca dove si vuole andare a parare. Simile a 4.

10. No no no

Se l’avversario non fa altro che rispondere negativamente alle nostre affermazioni, si deve cercare di proporre la versione negata delle nostre tesi oppure proporre sia la versione diretta che quella negata in modo che non capisca quale vogliamo affermare.

11. Induzione diretta

Se l’avversario ci concede i casi singoli non dobbiamo chiedergli di concedere anche la generalizzazione (induzione), ma dobbiamo enunciarla come se già l’avesse concessa.

12. Denominare favorevolmente

Se si parla di un concetto generale che non ha un nome specifico e si sta cercando di trovarne una definizione, dobbiamo darne una che asseconda la nostra tesi e si allontana da quella dell’avversario.

Esempio: l’avversario (conservatore) propone un cambiamento, allora lo si può chiamare innovazione, cosa che lo disturba.
Esempio: per dire tradizione si può usare ordine costituito (se si vuole darne un’apparenza positiva) o zavorra (se si vuole darne un’apparenza negativa).

13. Far negare l’opposto

Proporre all’avversario la tesi opposta alla nostra, ma in modo stridente così che sia portato a rifiutarla e accettare la nostra tesi.

14. Deduzione impertinente

Se l’avversario ha risposto alle nostre domande senza muoversi verso la conclusione a cui lo vogliamo portare, enunciamola comunque come dedotta dalle sue risposte. Funziona se noi ci mostriamo sicuri/impertinenti e l’avversario non è particolarmente sveglio.

16. Ad hominem o ex concessis

Vedere se l’affermazione dell’avversario è in contrapposizione con:

  • qualcosa che lui ha fatto o detto in precedenza
  • i dettami di un’ideologia/scuola che lui approva/segue
  • il comportamento di qualche seguace

Esempio: tizio dice che la non violenza è giusta, però una volta ha fatto a botte.

18. Sviare le buone tesi

Se ci accorgiamo che l’avversario è su una strada percorrendo la quale ci batterà, dobbiamo cercare di sviarlo e allontanarlo da quella linea argomentativa.

19. Gemeralizzare

Se l’avversario ci chiede di confutare una sua tesi e noi siamo impreparati, allora dobbiamo generalizzare il suo punto e attaccare quello. Simile a 1.

Esempio: ci chiede di dire perché una determinata ipotesi fisica non è credibile e noi rispondiamo parlando dell’illusorietà del sapere umano e ne diamo esempi.

20. Chiedere solo le premesse

Se l’avversario ci ha dato ragione nelle premesse non bisogna chiedergli di concedere anche la conseguenza, ma presentarla direttamente come derivante. Anche nel caso in cui manchi una premessa necessaria.

21. Apparenza contro apparenza

Se l’avversario sta usando un argomento sofistico o che è valido solo in apparenza, possiamo smontarlo mettendo in luce questo problema, ma è meglio controbattere con un argomento altrettanto apparente/sofistico.

Esempio: rispondere a un ad hominem con l’ad hominem.

22. Rigetto di petitio principii

Se l’avversario ci chiede di ammettere una premessa da cui la sua teoria conseguirebbe immediatamente, rigettiamola dicendo che è una petitio principii (vedi 6.) anche se non lo è.

23. Spingere a esagerare

Stuzzicare l’avversario per portarlo a esagerare la sua affermazione, in modo che vada oltre il suo ambito di applicazione e risulti non più vera. Sarà quindi più facile da confutare e sembrerà come se si avesse confutato la tesi di partenza.

Se l’avversario ci prova con noi dobbiamo evitare di generalizzare, e se prova a farlo lui per noi dobbiamo riconoscerlo esplicitamente e riportarlo nei confini di quello che vogliamo dire.

24. Forzatura della consequenzialità

Fare derivare dalla tesi dell’avversario delle conclusioni assurde o pericolose, in modo che la sua tesi vi venga associata.

25. Un’istanza confuta l’induzione

Quando l’avversario generalizza per induzione, si può invalidare l’intera tesi portando una singola istanza contraria.

Esempio: “tutti i ruminanti sono cornuti” viene demolita dall’unica istanza dei cammelli.

26. Ritorcere l’argomento

Usare l’argomento dell’avversario contro lui stesso.

Esempio, parlando di cosa fare con un bambino che si è comportato male: “è un bambino, bisogna pur concedergli qualcosa” a cui si può rispondere “proprio perché è un bambino bisogna castigarlo per fargli imparare come comportarsi”.

27. Incalzare nell’ira

Se toccando un certo argomento l’avversario si arrabbia, bisogna continuare a insistere su quell’argomento sia perché da arrabbiato è meno lucido (vedi 8.) sia perché probabilmente significa che quello è un punto debole.

28. Attirare la platea

Funziona se chi osserva non è colto: muovere un’obiezione non valida ma che solo un esperto può riconoscere come tale. Ancora meglio se fa ridere la platea perché la porta dalla propria parte. Per contrastarci l’avversario dovrebbe ricorrere a una spiegazione complessa e difficile da seguire.

29. Sviare parte 2

Simile a 18. Se ci si accorge di stare venendo battuti, si inizia a parlare di qualcosa di diverso come se fosse pertinente alla discussione e costituisse un argomento contro l’avversario. La versione più “sensata” è quando questo qualcosa riguarda ancora il tema del dibattito, la versione meno sensata è quando è un attacco ad hominem e basta.

30. Argumentum ad verecundiam

Usare l’autorità al posto della logica, scegliendo autorità che l’avversario riconosce. Preferiamo credere piuttosto che capire e giudicare.

Più ci si rifà a sorgenti di primo ordine e meno si riconosce l’autorità. Ergo le persone comuni tendono a fidarsi degli esperti.

Lo stesso si può dire delle opinioni universalmente accettate. Tendiamo a pensare che siano valide anche se il fatto che un’opinione sia universalmente accettata non ne implica la verità, soprattutto perché la gran parte delle persone non analizza con spirito critico, ma si limita a ripetere opinioni altrui.

31. Finta incompetenza

Funziona quando si è molto più stimati dell’avversario: se non si ha niente da ribattere ci si finga incompetenti in modo da insinuare, in chi guarda, il dubbio che ciò che l’avversario ha detto non abbia senso.

Esempio: “avrai certamente ragione ma evidentemente non sono abbastanza colto da capirlo”.

32. Associazione negativa

Associare la tesi dell’avversario a qualcosa di comunemente negativo anche se la somiglianza è solo lontana.

Esempio: dire che la sua tesi è fascista.

33. Sarà anche vero in teoria, ma in pratica è falso

Si ammettono le premesse, ma si nega la conclusione dicendo che nella pratica non succede quanto elaborato dalla teoria. Dato che la teoria, per essere vera, deve coincidere con la pratica, significa che c’è un errore nella teoria.

34. Insistere sull’evasione

Se l’avversario, a seguito di una nostra domanda, tende a evadere o sviare (magari parlando di qualcosa che non è pertinente), significa che forse abbiamo toccato un punto debole. Bisogna quindi continuare a insistere e non seguire l’avversario sulla nuova strada su cui vuole condurci.

35. Conflitto di interessi

Se si capisce che la tesi dell’avversario, qualora fosse valida, arrecherebbe danno a lui stesso, allora bisogna farglielo capire. Così si genera un conflitto di interessi tra ciò che l’avversario vuole e la sua tesi. E la volontà di solito pesa di più della pura ragione.

Lo stesso si può fare se la tesi dell’avversario arreca danno non a lui, ma a chi ascolta, per esempio nel caso di seguaci di un certo orientamento politico/religioso.

36. Sconcerto

Stordire l’avversario con sproloqui, per esempio propinandogli qualcosa di stupido ma che a sentirlo suona profondo. Funziona quando l’avversario è una persona che di solito non ammette di non capire ma fa finta di capire.

37. Fregarsi da soli

L’avversario ha ragione ma usa una prova cattiva, quindi confutarla facendo passare come se si fosse confutato tutto l’argomento.

38. Insultare

Quando si capisce che l’avversario ha ragione e non si sa che fare si inizia a diventare insolenti, oltraggiosi. Stratagemma molto popolare.

Per difendersi invece non basta non diventare offensivi, ma bisogna prevenire totalmente: non dibattere con il primo che capita, ma solo con chi sarà in grado di discutere civilmente ed è onesto intellettualmente.