Social, salute, e altre cazzatine

Distacco, valori, etcetera etcetera

Yo people. Benvenuti in una nuova magica edizione della ProtoNewsletter. È passato quasi un mese dall’ultima volta e quindi ora vi tocca sorbirvi una carrellata di aggiornamenti e considerazioni. Let’s-a go!

let's go

Ciao social

Un paio di newsletter fa vi ho raccontato di come avessi deciso di abbandonare i social per un po’. E quando dico “social” intendo tutti i social. Compresi quelli che di solito vengono considerati semplici piattaforme di intrattenimento (looking at you Twitch & YouTube).

All’inizio l’obiettivo minimo era di staccare per una settimana. In quella newsletter ero già alla seconda e dicevo che stavo pianificando di reintrodurre qualche goccia di social confinata a momenti specifici. Poi mi sono detto che potevo tirare avanti almeno per un mese. Ad oggi ne sono passati più di due (wtf?) e non ho ancora reintrodotto proprio un bel niente.

Il bello è che non ne sento il bisogno. Anche il riflesso istintivo che mi spingeva a cercare di aprire Instagram e Twitter è scomparso. L’unico momento in cui ho pensato di tornare a usare YouTube/Twitch è stato quando sono rimasto bloccato a letto un paio di giorni in uno stato fisico che non mi invogliava a fare nient’altro. Alla fine, invece, ho ripreso a guardare Adventure Time.

Questa mancanza di bisogno mi ha portato a una riflessione. Più o meno consciamente ho sempre dato per assodato il mio utilizzo dei social, come se fossero indispensabili. E parlando con altri mi è sembrato un sentimento condiviso. Però, a fronte della mancanza di sofferenza quasi totale, mi sono chiesto: quante altre cose riteniamo necessarie anche se poi non lo sono?

Valori e dissonanza

Nella scorsa newsletter vi consigliavo un bellissimo episodio di Not Overthinking da cui era nata anche l’idea per un articolo. Sempre in quell’episodio si parlava dell’utilità di analizzare e/o definire i propri valori. Chiarire quali sono le cose che ritieni più importanti ti fornisce una bussola che puoi usare per orientare le tue scelte. Potresti scoprire che stai ignorando alcuni dei tuoi valori o che stai spendendo troppe energie in attività che non contribuiscono ad alcuno di essi.

Non ci sono regole particolari su come fare questo esercizio. Io per esempio mi sono fermato a riflettere e:

  1. ho stilato una lista di potenziali valori che considero importanti (e.g. Salute)
  2. ho scritto, per ognuno di questi, cosa significa per me (e.g. non avere dolori o malattie, sentirmi bene)
  3. ho unito e riformulato quanto avevo scritto finché non mi sono sentito soddisfatto
  4. ho elencato, per ogni valore, le macro-azioni in cui si traduce

Alla fine mi sono ritrovato con quatto valori principali. Mi sono reso conto che buona parte delle mie energie è diretta verso tre di questi, mentre sto investendo troppo poco in quello della “Salute”.

Salute per me si traduce in:

  • Avere un’alimentazione sana
  • Fare esercizio fisico
  • Agire velocemente su eventuali problemi

Sul primo punto penso di cavarmela già ora. Una cosa in meno di cui preoccuparmi. Non posso dire lo stesso degli altri. A cominciare dalla tendenza a ignorare i problemi (anche di salute), fino ad arrivare alla sedentarietà.

Questo esercizio di riflessione è servito a puntare i riflettori sulla dissonanza tra aspirazioni e azioni. Non ne ero all’oscuro, ma fa più effetto quando riconosci razionalmente che stai ignorando qualcosa che credi importante.

Che ho fatto?

  • Mi sono andato a rileggere le linee guida ufficiali sull’attività fisica per capire cosa consiglia la comunità scientifica.
  • Ho ripreso a uscire per camminare almeno un’ora al giorno per 5 giorni a settimana, cosa che non facevo da un po’. Tra l’altro è un’attività che mi piace visto che è una buona occasione per ascoltare podcast.
  • Mi sono messo alla ricerca di una routine di allenamento. Vorrei qualcosa di minimale in modo che sia semplice farlo con costanza. Ancora non ho trovato niente che mi convince.

Insomma, qualcosa si è smosso ma c’è ancora un po’ di strada da fare. In ogni caso, vi consiglio di provare a eseguire questo esercizietto. Magari scoprite qualche dissonanza anche in voi.

Etcetera etcetera

Riprenderò a usare Twitter.

Fermi. Non sto contraddicendo quanto detto all’inizio. Lasciatemi spiegare.

Da qualche settimana ho deciso che voglio migliorare come scrivo e l’ho accennato in uno degli ultimi articoli. Nel mio piano c’è anche l’allenamento della capacità di sintesi.

Twitter è un’ottima palestra da questo punto di vista. Un Tweet ti forza a condensare il pensiero che vuoi esprimere in 280 caratteri, che è pochissimo. Non c’è lo spazio per costruire un discorso e la sfida è essere comprensibile anche a chi non possiede il tuo stesso contesto.

Quindi sì, voglio riprendere a usare Twitter, ma solo come strumento di pubblicazione. Non ho intenzione di mettermi a guardare il feed. Infatti, per eliminare la tentazione, ho impostato TweetDeck per visualizzare solo i miei post e la casella di scrittura.

Oh, se non vi siete ancora disintossicati dai social e volete iniziare a seguirmi questa è una buona occasione per farlo: @natostupido 👀

TweetDeck

Il setup di TweetDeck


Ho ripreso a meditare. A dire la verità avevo cominciato un bel po’ di tempo fa quando ho scoperto l’app Medito. Avevo anche scritto un articolo su cosa sa oggi la scienza degli effetti della meditazione. Alla fine ero durato solo qualche settimana. Ora ho deciso di riprendere.

Che dire, ogni volta che ricomincio torna la frustrazione di scoprire quanto poco controllo abbiamo sui nostri pensieri.


Ho iniziato e finito How to Take Smart Notes. Parla di Zettelkasten, conferma quello che già sapevo e lo espande. È diretto a chi scrive non-fiction, quindi saggi, tesi, articoli. Una delle idee più interessanti che porta è il capovolgimento del processo di scrittura.

Siamo abituati a un processo top-down del tipo:

  1. iniziamo scegliendo il tema
  2. ci informiamo
  3. scriviamo il testo da pubblicare

Ahrens propone un metodo bottom-up in cui i testi vengono prodotti organicamente a partire da ciò che ci interessa:

  1. esploriamo i nostri interessi → questi esistono a prescindere dagli obiettivi di scrittura ed evolvono nel tempo
  2. usando i nostri interessi come guida ci informiamo e scriviamo note regolarmente
  3. in maniera naturale si creeranno aggregati di note che ruotano attorno a vari temi → a questo punto ci basta assemblarle in un testo pubblicabile

In questo modo non c’è più bisogno di avere le idee chiare già dall’inizio e di partire da un foglio bianco in fase di scrittura. Gli interessi ti guidano e le note fungono da testo quasi scritto che deve solo essere rifinito.


Ho iniziato a usare Dynalist. La tragica realtà è che voglio usarlo ma non mi serve. Per ora ci tengo un paio di liste, ma sono dolorosamente cosciente che non abbia senso. È uno strumento sconnesso da quelli che già uso. Mi piacerebbe che Notion implementasse qualcosa di simile. Ma non si può avere tutto dalla vita, no? #firstWorldProblems


E poi…

  • ho ripreso ad ascoltare il podcast di Tim Ferriss dopo eoni che non lo facevo. Mi è piaciuto questo episodio.
  • ho iniziato a leggere The First 20 Hours, che mi fa ricordare quanto io non sappia fare pratica intenzionale.
  • sto processando le note di 21 Lezioni per il XXI secolo. Vi lascio con una riflessione tratta dal libro:
    Internet ha stravolto il mondo e le democrazie non si sono ancora adattate, figuriamoci come dovrebbero fare per affrontare le nuove tecnologie. La maggior parte delle persone non le capisce. Questo vale sia per i politici che per gli elettori. Come potrebbero mai scegliere in maniera sensata?

I miei ultimi contenuti

🏺 Mi è capitato di chiedermi ogni tanto se sia meglio puntare sulla qualità o sulla quantità. Ci ho pensato di recente dato che, come accennavo parlando di Twitter, voglio migliorare nella scrittura. In uno degli ultimi articoli faccio qualche riflessione e provo a tirare le somme:

Oscillando tra qualità e quantità


🏦 Come già dicevo in un altro articolo è raro sapere qualcosa in materia di finanza personale se non ce ne preoccupiamo in prima persona. Questo vale più che mai per il mondo degli investimenti, che di solito appare super complesso. Certe parti lo sono, ma chi dice che dobbiamo conoscerle?

Io, per esempio, seguo una semplice regola per investire i miei soldi:

La regola di Warren Buffett, ovvero come investo i miei soldi


📒 Con la scusa di voler pubblicare delle note, ho digitalmente rispolverato The Dip. L’avevo letto quando ancora non prendevo note dai libri e quindi ne avevo dimenticato gran parte. Mi è servito sia come ripasso sia per aggiungere qualche nota al mio Zettelkasten. Conto di fare lo stesso con altri libri che ho letto in passato.

The Dip — Seth Godin