La mia disintossicazione

Perché non ci ho provato prima?

Yo boyz and girlz, benvenuti in un altro episodio di questa ProtoNewsletter. Oggi un altro semi-delirio, stavolta sul mio rapporto con i social.

Come accennavo in un video qualche tempo fa, il tema annuale che ho scelto per il 2021 è la Sperimentazione. Come ogni tema che si rispetti è vago di proposito e mi serve per orientarmi durante l’anno piuttosto che come regola stringente.

La settimana scorsa mi è capitato di fare una scelta piuttosto drastica che rientra sotto l’ombrello di questo tema. Mi sono finalmente deciso a iniziare un esperimento che non avevo mai avuto la voglia (o la forza) di tentare: ho smesso di utilizzare tutti i social.

Non è la prima volta che se ne parla

Mi ricordo che si fece un gran parlare di digital detox tra due e tre anni fa o giù di lì. I creator dichiaravano al mondo i loro tentativi di disintossicazione e Google e Apple annunciavano strumenti per aiutare i loro amati utenti a spendere meno tempo sullo smartphone. Qualcuno ha detto conflitto di interessi?

Se ne è tornato a parlare anche lo scorso 2020, grazie a The Social Dilemma su Netflix. Quella fu forse la prima volta che mi sentii spinto a riflettere veramente sul mio utilizzo di smartphone e social e a iniziare ad attivarmi per tamponare la situazione in qualche modo. Ci scrissi anche un articolo.

Mai però, per quanto mi ricordo, ho sentito la necessità di un taglio netto. Non so esattamente perché. Forse pensavo non mi servisse, forse pensavo di avere il pieno controllo, forse non mi sembrava attuabile, o forse avevo semplicemente un bel po’ di FOMO.

L’unico social che avevo abbandonato consapevolmente era Facebook, ma più perché lo consideravo un’inutile discarica che non per combattere una dipendenza.

Cos’è cambiato

Negli ultimi tempi però mi sono reso conto che la situazione aveva smesso di essere sostenibile (o forse non lo era mai stata) e che tra Twitter, Instagram, Twitch, e YouTube ogni giorno buttavo non solo tempo ma anche attenzione.

Il problema chiaro e visibile è che a fine giornata avevo accumulato un certo quantitativo di ore spese sui social e che avrei potuto investire in maniera migliore.

Il problema meno chiaro e meno visibile, ma non per questo meno importante, è che quelle non erano le sole ore sprecate. Se sono concentrato a lavorare o studiare e a un certo punto decido di controllare Instagram per 20 secondi, non perdo solo quei 20 secondi, ma anche gran parte della mia concentrazione. Quando poi mi rimetto a lavoro dovrò perdere tempo ed energie per ritornare a quello stesso livello di attenzione concentrata.

E la cosa forse peggiore è che i social non funzionano neanche per lo scopo per cui pensiamo di utilizzarli, cioè come strumenti di svago. Quando dico che quelle ore sarebbero meglio investite in altri modi non intendo per forza in modo più “produttivo”. Benché qualche pazzo forsennato lo proponga, non si può abolire tutto lo svago in favore del lavoro. Lo svago è necessario. Il problema è che i social fanno schifo come svago perché quasi mai forniscono divertimento e relax veri. Noi desideriamo stare sui social anche se non ci regalano un vero divertimento. Nella biochimica del nostro cervello “desiderio” e “gradimento” non sono la stessa cosa.

Per svagarsi è molto meglio spendere un’ora a passeggiare, a giocare a un videogame, a leggere un libro, a guardare una serie tv, piuttosto che a scorrere le storie su Instagram.

Cosa ho fatto

Più di una volta nelle ultime settimane mi sono chiesto se non fosse il caso di iniziare una disintossicazione più drastica dei timidi tentativi che avevo già messo in atto (tipo quando avevo limitato ogni applicazione a un massimo di minuti giornalieri).

La goccia che ha fatto traboccare il vaso della convinzione è arrivata la notte di domenica 21 febbraio mentre ero a letto pronto per concludere la settimana. Non ricordo cosa fosse successo nello specifico (probabilmente rimpiangevo di aver buttato troppo tempo), ma mi sono deciso e ho programmato l’esperimento per l’indomani.

Lunedì mattina ho disinstallato Twitter, Instagram, Twitch, e YouTube e ho bloccato i relativi siti. Come cerco di fare sempre per gli esperimenti che conduco, ho anche creato una nota per raccogliere i pensieri rilevanti.

Questi sono gli appunti della prima giornata:

  • Disinstallato tutto. Ho lasciato solo Twitch nell’iPad per una live che voglio vedere
  • Già ho provato la priva volta ad aprire Instagram, ma non c’è
  • Sento quella specie di bisogno viscerale di cui parlavo nell’articolo sui social
  • Mi chiedo come “perdere tempo”, il che è buono visto che i social non sono un buon modo per farlo
  • Leggera FOMO a cui mi ha fatto pensare una conversazione
  • Fine giorno 1: nessun vero problema, se non che non ho niente da usare come tappabuchi. Ma questa la vedo come una cosa positiva

Twitch poi l’ho disinstallato subito dopo aver visto quella live.

Dopo questi appunti di giorno 1 c’è un buco fino a giorno 5, in cui mi imbatto nella nota e mi ricordo della sua esistenza. L’unica cosa che annoto è “all is well”.

Mentre scrivo sono appena alla seconda settimana, quindi è passato un tempo relativamente breve. Finora non ci sono stati grossi problemi, se non che ancora mi ritrovo istintivamente a cercare di aprire Instagram o Twitter quando prendo lo smartphone. L’automatismo è ancora là.

Guardando a questo primo periodo mi torno a chiedere cosa mi frenasse prima. Forse solo l’attaccamento causato della dipendenza?

Anche se non me le ricordo, sono sicuro che riuscivo a inventarmi mille giustificazioni apparentemente sensate sul perché io proprio non potessi abbandonare questi buchi succhia-attenzione, ma di fatto non è successo niente di che. Il mondo continua a girare, l’universo continua a non avere senso, e la mia esistenza procede.

Di sicuro mi sono perso qualche contenuto interessante. Probabilmente reintrodurrò gocce di social in certe condizioni. Magari una volta al giorno o una volta a settimana? Di sicuro Twitter e Instagram dovranno rimanere molto limitati essendo i più pericolosi visto che abilitano la “compulsione dei 20 secondi”.

Anyway, vedremo.

Nel frattempo tutto è tranquillo.

Forse diventa più faticoso col tempo?

Ma rompere una dipendenza non doveva essere più difficile all’inizio?

I miei ultimi contenuti

🧘 La meditazione è una pratica antichissima che ha ricevuto enorme attenzione negli ultimi anni. Sempre più persone se ne interessano e ci si avvicinano. In giro, del resto, non è difficile trovarla consigliata accanto a lunghe liste di benefici.

Di recente ho ripreso a meditare e ho programmato di scrivere un articolo sulla mia esperienza. Poi però mi sono detto che forse valeva la pena documentarmi meglio per capire che cosa si sa veramente. Cosa dice la scienza? Ci sono dei benefici reali o è tutta un’esagerazione?

Magari l’articolo sulla mia esperienza lo farò lo stesso in futuro, ma intanto questo è il risultato delle mie ricerche:

Tra benefici e hype: la scienza della meditazione mindfulness


👓 Una delle abitudini più importanti alla base del mio sistema di organizzazione è la weekly review. La faccio da circa 3 anni e mi serve per darmi una visione d’insieme e tenermi sulla strada dei miei obiettivi.

Ne parlo in un articolo:

La mia review settimanale su Notion: processo e template

e in un video:


✅ Creare abitudini è un processo difficile e faticoso e diventa tanto più difficile e faticoso quanto più grosso è il cambiamento che cerchiamo di apportare. È per questo che cerco di aiutarmi con quello che ho soprannominato il mantra del > 0. Meglio poco che niente:

Creare abitudini: il mantra del > 0


📓 Dopo tanto tempo ho finalmente pubblicato un secondo blocco di note, stavolta quelle sul libro Ciò che si vede e ciò che non si vede. Una lezione di economia (e di vita) tanto importante quanto poco applicata.

Ciò che si vede e ciò che non si vede — Frédéric Bastiat