Ignoranza di cui vantarsi

Perché mi nascondo dalle informazioni?

Yo peeps, benvenuti ai nuovi e bentornati ai vecchi nella ProtoNewsletter, il posto in cui condivido spunti, deliri, idee, e ogni tanto consigli di dubbia utilità.

Oggi parliamo dell’ignoranza buona, quella di cui ha senso vantarsi.

A me non interessa niente di (quasi) niente. E non solo non mi interessa, ma cerco intenzionalmente di disinteressarmi. Significa che, quando un argomento non mi attira, non solo evito di informarmi al riguardo, ma cerco anche di nascondermi dalle informazioni attinenti.

Per esempio, non mi interessa la cronaca nera. Ancora non ho capito a che serva, se non a sfruttare la curiosità morbosa delle persone per vendere più giornali e fare più click. Comunque, dato che la cronaca nera non mi interessa, né la vado a cercare, né bazzico spazi che la propinano, tipo siti di notizie e telegiornali.

Un’altra cosa che non mi interessa sono le opinioni ignoranti di chi è intellettualmente disonesto. Se pensi di poter sentenziare su tutto senza sapere niente, non ho voglia di ascoltare quello che hai da dire. Quindi, né inizierò un discorso con una di queste persone né andrò a vagabondare sui social, il megafono delle opinioni ignoranti.

Ma il mio disinteresse non si ferma alle cose puramente negative. È anzi iper-esteso. Non mi troverete iscritto a una newsletter sull’agronomia, a sfogliare un catalogo di abiti alla moda, o a leggere un manuale di diritto romano.

Questo approccio, che qualcuno ha chiamato ignoranza selettiva, non è altro che la tendenza a scegliere consciamente quali informazioni valga la pena assorbire. Tutto il resto viene tenuto alla larga.

Ma… perché? A che pro nascondersi dalle informazioni?

Non so se ve ne siete accorti, ma il tempo a nostra disposizione su questo piano chiamato esistenza è limitato. E il limite è molto vicino. Anche volendo, non c’è tempo per imparare tutto.

Ma vi dirò di più: nessuno potrebbe acquisire l’interezza dello scibile, neanche se fosse immortale. Il passato (e con esso la conoscenza potenziale) si espande a una velocità mostruosamente più alta della massima velocità di apprendimento possibile.

Inevitabilmente, sarò sempre ignorante su quasi tutto (come già accennavo). Perché allora dovrei perdere tempo ad assorbire informazioni che non mi interessano, quando posso dedicarlo a ciò che mi incuriosisce?

Vale la pena di provare a scansare l’inutile.

E non è solo una questione di pura inutilità e tempo sprecato. L’overload di informazioni è stressante in sé e può, quando tali informazioni sono dannose, deteriorare la qualità di vita.

La marea interminabile di contenuti prodotti, è stracolma di pezzi che giocano ad attirare la nostra attenzione stimolando sentimenti negativi, volontariamente o involontariamente. Vale per articoli di giornale, servizi al TG, post sui social, programmi TV, video YouTube. Vale per qualsiasi forma di comunicazione.

Disinteressandomi attivamente, riduco al minimo l’impatto dell’inutile sulla mia vita. Non me la prendo perché qualcuno posta cavolate illogiche o antiscientifiche, non mi infervoro per storie di drama che non hanno nessuna rilevanza per la mia vita, non mi rattristo né mi sconvolgo per l’ultimo episodio tragico accaduto a persone che non conoscerò mai.

E allora, tra le altre cose, non seguo le notizie, ho dato un taglio ai social, e mi sono chiesto quale sia il modo migliore di divertirmi.

Si sta meglio così.

Cose

Qualche giorno fa, a causa di una puntata di Perfettp, mi sono ritrovato bloccato a produrre graffette. Universal Paperclips top game dell’anno. Meglio che non iniziate se non volete venire risucchiati. Per fortuna l’ho finito in mezza giornata. Mi ha ricordato Candy Box, con cui avevo avuto un trascorso simile.

Lato libri, ho finito Il Letto di Procuste di Taleb e confermo il mio pregiudizio iniziale: le raccolte di aforismi non fanno per me. Ho anche iniziato La conquista della felicità di Bertrand Russell e sto rimanendo sorpreso da quanto trovo da evidenziare. Tipo:

[…] ciò che la gente intende per lotta per la vita, è in realtà la lotta per il successo. Ciò che la gente teme, quando si impegna nella lotta, non è di non poter mangiare il giorno dopo, ma di non riuscire a farsi invidiare dai propri vicini.

oppure:

Noi ci annoiamo meno dei nostri antenati, ma temiamo la noia più di loro.

oppure ancora, parlando dell’educazione ricevuta nell’infanzia:

Non abbiate timore d’essere irriverente verso la memoria di coloro che diressero la vostra fanciullezza. Essi vi sembravano allora saggi e forti perché voi eravate debole e inesperto; ora che non siete più né l’una né l’altra cosa, sta in voi esaminare la loro forza e la loro saggezza apparenti, giudicare se meritano quella riverenza che, per forza d’abitudine, voi ancora tributate loro.

Insomma, leggerlo male non fa.

I miei ultimi contenuti

Ho finalmente scritto e pubblicato le mie note su Nudge, libro che ho rispolverato dopo averlo letto anni fa. Nudge è stato una lettura importante per me perché ha solidificato nella mia testa la consapevolezza della rilevanza che fattori teoricamente irrilevanti hanno nelle scelte che facciamo.

Qua la mia lunga sbrodolata di note:

Nudge. La spinta gentile — Richard Thaler, Cass Sunstein